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Gino Sarfatti

Gino Sarfatti rappresenta una vetreria d’arte e, per richiesta di un cliente, trasforma un vaso in una lampada: gli apparecchi di illuminazione diventano da allora il suo campo elettivo di attività.
Collabora con Lumen e apre un proprio laboratorio: sulla sua carta da lettere scrive “Gino Sarfatti – Illuminazione razionale”.
Frequenta Lica e Albe Steiner, Franco Albini, Lucio Fontana.
Nel febbraio 1939, con alcune personalità dell’ambiente economico milanese e con l’architetto Maurizio Tempestini, fonda la S.A. Arteluce: Presidente è Popi Bolchini e Gino Sarfatti è Direttore Generale.
Con i primi bombardamenti sia la produzione che la famiglia sono trasferiti nell’alta Brianza.
In Italia, Arteluce resta in parte attiva, affidata a una giovane collaboratrice.
Già nel 1945 Gino Sarfatti rientra a Milano. Lo sviluppo commerciale è impetuoso e arriva anche la prima fornitura navale il “Conte Biancamano”.
Nel ’49 viene realizzato il primo nucleo dello stabilimento che sarà l’unica sede produttiva per tutta la durata della società.
In parallelo Gino Sarfatti fonda a Roma il grande negozio ArCon, Arredamento Contemporaneo.

Gino Sarfatti, per vicende personali, esce da questa iniziativa e compie un viaggio negli Stati Uniti ove consolida i rapporti con Lightolier; durante la sua assenza affida la direzione artistica di Arteluce a Vittoriano Viganò.

Nel 1953 incarica Marco Zanuso della ristrutturazione del negozio di via Matteotti, attuata con la collaborazione di Albe Steiner: tutto il negozio diventa vetrina durante il giorno, mentre di notte le veneziane lineari di Albe Steiner costruiscono nicchie per singoli apparecchi.

Il negozio diviene un centro quasi obbligato per parlare di illuminazione contemporanea.

Utilizzeranno lampade di Arteluce, disegneranno per Arteluce o faranno parte di chi frequentava Gino Sarfatti: Albini-Helg, Asti, i BBPR, Chessa, Clerici, Frattini, Gregotti-Meneghetti-Stoppino, Latis, Mari, Munari, Meregaglia, Parisi, Sambonet, Santi e Boracchia, Rosselli, Tilche, Ulrich, Viganò, Vignelli, Zanuso.

Già nel 1950 alcuni modelli di Sarfatti partecipano alla mostra MUSA: Italy at Work: Her Renaissance in Design Today a Chicago, voluta da Gio Ponti per far conoscere in America le “arti decorative italiane”.

Nel maggio del 1951 nove modelli partecipano alla IX Triennale (l’apparecchio 181 ottiene un “Diploma d’onore”, che Sarfatti tuttavia rifiuta).

Nel 1952 ben 11 lampade sono a Parigi per la Mostra delle Arti Decorative Italiane curata da Franco Albini.

Nel novembre 1954, alla X Triennale, i modelli 1063 e 1065 ottengono il “Gran Premio”.

Il Compasso d’Oro, nell’edizione inaugurale del 1954, premia il modello 559.

L’anno seguente, il Compasso d’Oro viene replicato con il modello 1055 s, dove s sta per “scatola”, in quanto la lampada, ad alta componibilità, veniva commercializzata smontata.

Nel 1961 il primo numero della rivista “Casa Novità” che, di lì a breve, sarebbe diventata “Abitare”, gli dedica un lungo articolo corredato con un’intervista.

Nel 1962 lo storico negozio di via Matteotti deve essere lasciato, per esigenze della proprietà. Il nuovo spazio, più grande e articolato, in via della Spiga 23, è a firma di Vittoriano Viganò che demolisce parzialmente la soletta con l’interrato così da realizzare uno spazio espositivo e un volume di grandi dimensioni, che, assieme all’arredo in truciolare, suscitano grande attenzione.

A partire dallo stesso 1962, lo stabilimento di via Bellinzona, viene ristrutturato e, nel 1968, sopraelevato, passando a circa 800 metri quadrati: Arteluce arriva al massimo dei suoi addetti, circa 35 persone.

Nel 1964 il figlio primogenito Riccardo entra in azienda ma divide il suo impegno dapprima con il raggiungimento della Laurea e poi con l’insegnamento universitario; più tardi, si dedica compiutamente ad Arteluce occupandosi della produzione e in particolare delle grandi forniture.

Nel 1964 sono in ultimazione le commesse per le turbonavi, Michelangelo e Raffaello.

Del 1972 è l’illuminazione di tutto il Teatro Regio di Torino, ristrutturato da Mollino, per il quale Gino Sarfatti progetta e realizza, in particolare, la cosiddetta “nuvola” che caratterizza la grande sala.

Nel 1973, Gino Sarfatti chiude la sua esperienza imprenditoriale e, al massimo storico del suo risultato, cede l’azienda e tutti i diritti del suo ingegno e del suo design a Flos.

Quello stesso anno l’azienda aveva ricevuto un’ulteriore Medaglia d’Oro alla XV Triennale di Milano.

In preparazione della grande mostra al Beaubourg di Parigi “Lumières je pense à vous”, nell’ottobre e novembre del 1984, a pochi mesi dalla morte, in un colloquio e in un carteggio con Jean François Grunfeld, Gino Sarfatti ripercorre la sua attività.