(nata il il 5 ottobre 1937)
è un esponente di rilievo dell’Arte cinetica e programmata, ed è stata membro del Gruppo T di Milano insieme a Gianni Colombo, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi.
Le sue opere restituiscono in modo esemplare le diverse diramazioni della sua ricerca, dai giochi magnetici dell’iniziale fase programmatica, alle costanti alterazioni delle regole visuali che segnano l’identità mutevole dell’artista dagli anni Sessanta fino all’attualità.
In ogni fase del percorso, Varisco esplora l’essenza dinamica dell’immagine, usa diversi mezzi per modificare la sensibilità acquisita, usa strumenti operativi che non escludono mai il dubbio e l’inquietudine, amplificando la percezione di ciò che abitualmente accade e rimane inosservato.
Le “Tavole magnetiche” (1959) giocano sulle opposte rispondenze degli elementi mobili, disposti a calamita su tavole di ferro, oggetti da spostare, basati su elementari polarità dialettiche: ordine-disordine, pieno vuoto, aperto-chiuso, simmetrico-asimmetrico. Gli oggetti cinetici sono “Schemi luminosi variabili” (dal 1962) che funzionano programmaticamente all’infinito, in cui essenziale è l’energia dinamica che alterna luce e oscurità con seduttiva ipnosi elettrica, sottoponendo a costante verifica la capacità di elaborazione ricettiva dell’osservatore. Le movenze ottico-cinetiche si accentuano nei “Reticoli frangibili” e nei “Mercuriali” (1965-1971), sperimentazioni d’insolita magia visuale che lasciano affiorare dalle strutture infrante il flusso provvisorio dell’evento percettivo, la sorpresa di qualcosa che si verifica nell’istante in cui si guarda l’opera. L’inclinazione a modificare la fissità frontale della superficie si avverte nelle “Extrapagine” (1974-1982), pieghe aggettanti, calcolate devianze dalle regole formali, effrazioni della griglia geometrica, divergenze e scarti del caso, morfologie rispondenti agli eventi inattesi del reale. In mostra anche gli “Gnomoni” (1975-1982), strutture geometriche spezzate e alterate, con una parte dei lati piegata e sollevata dal piano, una dinamica alternanza di ombre reali e ombre disegnate, segni di sospensione che gravitano nel respiro della leggerezza. Infine con la serie dei “Quadri comunicanti” è messa a punto l’idea di “allineamento rettilineo” nelle cornici metalliche, sospesa evocazione della luce e dello spazio simbolico della pittura, in cui lo spettatore viene coinvolto in una interazione di tipo sensoriale.
Grazia Varisco
07
Giu